Oggi, sorride Corcione, è possibile programmare il percorso che ci porterà da un punto A di partenza al punto B di arrivo, sapendo in anticipo quello che potremmo trovare lungo la strada. Certo, si tratta di vie anatomiche, ben diverse dalle strisce di asfalto, ma anche loro, e lo sanno bene i chirurghi, possono riservare sorprese. E come affrontare l'imprevisto se non con una pianificazione dell'intervento?

"Guidare non è difficile quanto operare - osserva il primario - e l'approccio mininvasivo aumenta sicuramente le difficoltà: la percezione della profondità è drasticamente ridotta, il campo visivo è limitato e il senso del tatto solamente trasmesso da uno strumento. Eppure, oggi, questi ostacoli possono essere affrontati meglio grazie alla realtà aumentata. Significa che le immagini radiologiche (Tac o Risonanza magnetica) consentono all'operatore di procedere passo passo, senza il rischio di sbagliare e prevenendo così gli eventuali ostacoli". La realtà aumentata si basa su due procedimenti: la visualizzazione tridimensionale delle strutture anatomiche o patologiche, e la contemporanea registrazione della "scena" interna nello stesso momento in cui il chirurgo opera.

"L'uso intra-operatorio di questa metodica guida il nostro intervento - continua Corcione - quasi come farebbe il TomTom, fornendo un modello tridimensionale del paziente estremamente accurato. Lo scenario è dunque quello di un ambiente totalmente integrato, in cui le immagini virtuali ottenute in digitale si completano con quelle del reale campo operatorio".

L'intervento chirurgico del futuro è stato effettuato su un paziente napoletano affetto da "diverticolite complicata del colon", una patologia subdola ma frequente, di cui soffre oltre il 40 per cento della popolazione over 60. "I risultati ottenuti sono incoraggianti - conclude il chirurgo - la rielaborazione digitale ci ha permesso di programmare con esattezza l'intervento da eseguire, valutando le eventuali anomalie anatomiche. È vero, siamo ancora in una fase sperimentale, ma l'auspicio è che la tecnologia diventi un supporto di routine in chirurgia generale e oncologica".